Alfabeto del Cammino, parte quarta
K come K.O. ✦ L come LISTA ✦ M come Muxìa (e Finisterre) ✦ N come Nóstos ✦ O come (Praza de) Obradoiro ✦ P come (Charta) Peregrini ✦ Q come Quanto? Quando? ✦ R come Rituali
| di Franca Di Muzio |
Continuazione di
K come K.O.
Gambe doloranti, piedi pulsanti, braccia non ne parliamo: questa tappa di media montagna ti ha stesa. Spalmata sul letto a castello dell’ostello, osservi i tuoi compagni di camerata fare i conti con la fatica: chi gambe sollevate, chi stretching, chi l’inventario delle vesciche. Sei KO, ma ti senti OK: hai percorso i chilometri previsti nei tempi previsti, riuscendo a zittire i pensieri e a goderti il silenzio della natura, intervallato solo dal canto degli uccelli, dal fruscìo dei tuoi passi e di quelli degli altri pellegrini – compagni di viaggio e non, in quanto donna sola, potenziali minacce alla tua incolumità.
Se questo vuol dire essere KO, ci rimetteresti la firma altre cento volte. Di nuovo ti alzeresti all’alba per andare incontro all’ignoto, ogni passo più leggera e più stanca, ma di una stanchezza buona, di quelle che spariscono dopo una mangiata e una dormita. Finalmente l’hai capito, che pensare troppo, pensare in generale e, in particolare, ai chilometri e ai dislivelli della prossima tappa non ti aiuta, anzi:
– Quanto manca all’arrivo, quando potremo finalmente riposare?
Anni prima, durante una tre giorni in montagna, alle lagnose richieste di chi era alla sua prima esperienza di impegno fisico continuativo, una granitica guida alpina rispose:
– Non ci pensare, non parlare, respira e cammina –, e così fai anche adesso, un piede dopo l’altro, in una meditazione, una preghiera laica che ti mette in contatto con il Tutto, o il Nulla: l’Infinito.
Perdersi, non pensare più a niente, neanche ai motivi che ti hanno portata fin qui, su sentieri sconosciuti, è un effetto collaterale a cui nessun reportage, nessuna mappa, nessuna app ti ha preparata; qui e ora ci sei solo tu con i tuoi limiti e le tue forze, tu e il tuo sentirti KO, anzi: OK.
L come LISTA
Il biglietto aereo l’hai comprato? Bene. E allora fallo, ’sto benedetto elenco delle Cose da portare a Santiago.
Con una LISTA non ci si può mai sbagliare, non si può dimenticare; una LISTA è un punto fermo, con le sue voci da spuntare, nell’illusione di prepararsi al meglio ed evitare il peggio, l’imprevisto, il babau che quando meno te l’aspetti incontrerai sul sentiero: il sasso, la buca, l’acquazzone improvviso che ti azzopperanno e inzupperanno, a meno di non portarti dietro coprizaino, poncho, ghette e gambali impermeabili. Con la LISTA ti senti pronta ad affrontarli, pronta a tutto.
Ogni elemento della LISTA ha il suo peso specifico, reale e metaforico. Di ognuno soppeserai l’utilità e i grammi che aggiunge allo zaino – ricorda: non puoi, non devi superare gli 8 kg! – e alla fine, in una sofferta valutazione di pro e contro, Sì e No, otterrai l’Essenziale.
In pole position, Scarpe e Zaino. Con le prime è stato amore alla prima calzata – superammortizzate, fighissime, due passi in negozio e ti sentivi come un astronauta sulla Luna; ma devi ancora comprare il secondo, che dopo vari tentativi non hai ancora trovato, perché lo zaino ideale non esiste: esiste quello che meglio si adatta alla tua corporatura e con cui vi addomesticherete a vicenda, strada facendo.
Seguono a ruota Idratante e Rossetto: pesano niente, ingombrano pochissimo, e ti faranno sentire femminile in una situazione che di femminile avrà molto poco.
Telefono e power bank? Ovvio. Ma il voltaggio in Spagna è diverso da quello italiano? Dipende da dove vai. Allora ti servirà pure l’adattatore, uff!
Sacco lenzuolo? Leggerissimo, utilissimo e poco ingombrante: mai più senza.
Borraccia? L’acciaio inox, per quanto eco-friendly, pesa; e poi, dove la metteresti? Sul fondo dello zaino, come tutte le cose pesanti, ma scomoda al bisogno. In una tasca laterale? Ti sbilancerebbe, e a quel punto ce ne vorrebbe un’altra. Nah, meglio due leggere, plasticose bottigliette da mezzo litro, da riempire di volta in volta.
Settimana Enigmistica: davvero pensi che avrai il tempo per fare cruciverba e risolvere rebus durante il Cammino? No, ma il viaggio in aereo per te resta un bel rebus, quindi Sì: compilarla ti distrarrà da turbolenze e ti farà sentire vicina la tua mamma, grande appassionata di enigmistica e accanita lettrice, che con la sua quinta elementare riusciva a fare perfino i cruciverboni dell’ultima pagina, i più difficili: sarà a loro che ti attaccherai durante il volo, altro che al Lexotan!
E così via nei giorni a venire, aggiungendo e cancellando, correggendo e aggiornando la LISTA, tra ripensamenti e lampi di genio (Un libro? Certo che sì, anzi No. Un quaderno? Forse, perché no, Sì!) in una sequela di Utile VS Inutile, Leggero VS Pesante, Pro e Contro che ti vedrà arrivare sfinita e impaziente alla vigilia della partenza, quando invece di strapparla come previsto vorrai conservarla, perché ti è diventata indispensabile e cara più di una life coach: se infatti si riuscisse a sintetizzare, sfrondare, concentrare tutto in una LISTA, quanto sarebbe più semplice, la vita?
M come Muxìa (e Finisterre)
“Che ti è successo? Sembra che hai quindici anni!”, è il commento di tua cugina alla tua foto davanti al cippo del Chilometro Zero, piantato su uno sperone di terra affacciato sull’Atlantico a Capo Finisterre, che insieme alla sua sorella costiera Muxìa costituisce un Cammino a parte, nonché il termine di tutti i Cammini.
Finalmente arrivata al cospetto dell’acqua che tanto ami, sull’orlo della Costa da Morte, non potresti essere più felice di così, con un sorriso identico a quello dei tuoi anni adolescenti, spensierato, inebriato dalla vastità dal colore dal rumore dall’odore dell’Oceano che ti circonda, e davanti al quale finiscono non solo i Cammini, ma pure le parole.
Davanti all’Oltre non si può andare oltre, si può solo contemplare.
N come Nóstos
“Adesso mi ci vorrebbe una vacanza dalla vacanza”, dicevi ogni volta che tornavi a casa dalle cosiddette ferie, satura di sbattimenti turistici. Questo però non è un viaggio come tutti gli altri, e il ritorno, il Nóstos, non riesci a immaginartelo. Non puoi ancora saperlo come sarà, poi, ritrovarsi tra le tue cose, di nuovo ferma, non più in movimento. Non puoi ancora saperlo, che sarai placata solo in parte, e che dentro di te sarà sbocciata una nostalgia nuova, una spinta a ripartire il prima possibile. Il Pellegrino Consigliere, d’altronde, ti aveva avvisata: “Felice di esserti stato utile, ma temo di averti contagiata... una volta che ti metti a camminare, poi non ti fermi più!”.
Anche adesso, mentre ripercorri il tuo Cammino a parole, te ne rendi conto: ogni ritorno è un nuovo punto di partenza.
O come (Praza de) Obradoiro
Sono da poco passate le dieci del mattino quando, seguendo la zainata scia multilingue dei pellegrini e girato l’ultimo angolo di una serie di viuzze affollate, sbuchi su Praza De Obradoiro, culmine e arrivo del Cammino di Santiago.
Lo sguardo non riesce a fermarsi su un punto soltanto, corre sulla maestosità dei monumenti, sulla massa umana che ride e si abbraccia, canta e grida, scambiandosi selfie e foto di gruppo, alzando in alto i bastoncini da trekking in segno di vittoria, crollando infine sull’antica pavimentazione della Piazza, lo zaino a mo’ di cuscino a contemplare la Cattedrale, a godersi il proprio personale trionfo.
Stordita dalla fatica e dall’emozione, inizi lentamente a percorrere la piazza girando su te stessa, prima di intravedere nella folla un viso familiare: Blanca!, con cui avevi condiviso un giorno di Cammino. Ti vede anche lei e ti corre incontro, Congratulations Franca, you’ve made it!, Ce l’ho fatta..., rispondi abbracciandola a tua volta, e allora sì, che inizi a piangere come una fontana.
Suoni di cornamuse e di campane inondano l’aria e tu non ci credi ancora ma sei qui, da sola e in compagnia, “sola ma non sarai mai sola!”, e qui tornerai ogni sera al tramonto, nella Praza de Obradoiro, piazza bella piazza, per un tacito appuntamento con chi, con cosa? Con tutti, con il sentirti parte del tutto.
Chiami e messaggi i tuoi cari per avvisarli che sei arrivata, ricevi felicitazioni che ti fanno piangere ancora di più, e lacrimando senza riuscire a fermarti allunghi il tuo Cammino ancora di qualche passo, fino all’Ufficio del Pellegrino, dove un impiegato annoiato dal sorriso beffardo, controllata la tua Credenziale costellata di timbri, ti consegnerà la Compostela e il Certificato dei chilometri percorsi – prove tangibili del fatto che è proprio vero, hai portato a termine il tuo Cammino! – e poi, ammansito dalla tua commozione, ti sorriderà per davvero e si alzerà dalla scrivania per venire ad abbracciarti.
P come (Charta) Peregrini
Nei giorni precedenti la partenza la tieni in bella vista sulla scrivania, la Charta Peregrini, ovvero la Credenziale che attesta il tuo status di pellegrina e su cui apporranno il proprio sello (sigillo) innumerevoli titolari di bar, ostelli e posti ristoro. Senza Credenziale, non ci sarà Compostela: per ottenere quest’ultima, infatti, dovrai provare di aver davvero percorso il Cammino, e ogni timbro ne sarà la traccia tangibile, ricordandoti gli incitamenti e i sorrisi ricevuti da perfetti sconosciuti, i paninozzi imbottiti di jamòn serrano e le spremute d’arancia, le soste in bagni di fortuna, l’ombra rinfrancante degli eucalipti, le provvidenziali panchine di pietra, le chiese e i cimiteri di campagna, il crollo su giacigli ogni volta diversi, le ripartenze all’alba...
Riprodotta sulla copertina della tua Credenziale, c’è la famosa conchiglia; e il fatto che il simbolo del Cammino sia un contenitore di viva presenza acquatica ti conforta, ti fa subito sentire a casa; come ti senti ogni volta che vai al mare, dove nel corso del tempo hai, guarda caso!, prelevato montagne di conchiglie – una delle tue poche collezioni, insieme ai sassi; e proprio di conchiglie, riprodotte ovunque, appese allo zaino o al collo, e di sassi – presi a mo’ di souvenir, o ammonticchiati attorno a croci e crocevia, è punteggiato il Cammino. Tutti segni che devi farlo, devi farcela, ce la farai.
Q come Quanto? Quando?
Vedi K come K.O.
R come Rituali
Ogni pellegrino ha i propri, ma alcuni sono comuni a tutti.
Durante il Cammino:
• Sveglia! prima dell’alba e vestizione a tempo record, spalmando la vaselina sui piedi prima di infilarsi calzini e scarpe per scongiurare le temutissime vesciche,
• Rifornimento d’acqua e robusta colazione senza sensi di colpa: magari con pan y tomate, la preferita dei galiziani – e di tuo padre,
• In marcia! Qualche pausa ci sta – brevi però, per non farti abbattere dal caldo di mezzogiorno e riuscire a trovare un posto letto con congruo anticipo,
• Registrazione all’ostello (nuovo timbro sulla Credenziale), individuazione di bagni, cucina, lavatrice, asciugatrice e altre pellegrine amenità, seguita da un’oculata occupazione del posto letto – vicino o lontano dal bagno o dall’ingresso?, vicino a chi? a chi non conosci e forse russerà o terrà la luce accesa di notte, ma chi se ne importa,
• Doccia, sospirata doccia,
• Cura sartoriale di eventuali vesciche e altre abrasioni podologiche per poi infilarsi sandali orrendi ma comodi con calzino a contrasto, in puro Deutschland-style,
• Rilassata esplorazione dei dintorni, spesa, pranzo e/o cena condivise con altri pellegrini,
• Inventario dello zaino con selezione dei capi da indossare il giorno seguente,
• A nanna presto, imbozzolati sul proprio sacco lenzuolo.
E domani si ricomincia.
Arrivati a Santiago:
• Tappa all’Ufficio del Pellegrino, per ritirare la Compostela e il Certificato di distanza,
• Visita alla Cattedrale, con abbraccio alla statua del Santo e Messa solenne – se fortunati, corredata dal rito secolare del Botafumeiro,
• Altra messa, stavolta nella propria lingua madre – in italiano, nella chiesa di Santa Maria del Cammino, con padre Fabio a darvi il benvenuto,
• Cedere, come un turista qualsiasi, all’acquisto di Torta di Santiago, pasticcini alle mandorle fatti dalle suore di clausura del convento di Antealtares, queso Mancego e altre leccornie locali, nonché all’acquisto di souvenir a tema: conchiglie, sassi dipinti, cartoline, calendari, magneti da frigo e varia paccottiglia,
• Proseguire verso Capo Finisterre e Muxìa, camminando ancora qualche giorno, oppure andarci pigramente in autobus.
Altro di Franca Di Muzio
L’autrice
Franca Di Muzio. Lettrice precoce e onnivora, già copywriter e pubblicista, ora insegnante di sostegno. Ha pubblicato racconti in antologie e su riviste e il libro Lo scopriremo solo scrivendo. Il suo sito: www.copydimare.com.














