Alfabeto del Cammino, parte quinta
S come Sliding Doors ✦ T come Terra ✦ U come Ultreia! ✦ V come Valente! ✦ W come WhatsApp ✦ X come Croce Sopra ✦ Y come Yesssss!, Yuppiiii! ✦ Z come Zaino
| di Franca Di Muzio |
Continuazione di
S come Sliding Doors
Nel posto ristoro al termine della penultima tappa, i titolari ammonticchiano tazze di cafè con leche, boccali di Cerveza e panini extralarge sul bancone affollato di pellegrini stravolti ma euforici. Mangi e bevi anche tu come se non ci fosse un domani, come se domani non fosse il grande giorno dell’arrivo a Santiago; potrai sognarlo con comodo una volta raggiunto l’ostello in cui passerai la notte – purtroppo no, non è quello dall’altra parte della strada ma un altro, a dieci minuti a piedi da lì. Dieci minuti son pochi se sei in forma, troppi se la combinazione cibo+birra+fatica ti impiomba le gambe: provi a muoverle ma niente da fare – sei arrivata.
Non ti resta che osservare meglio il gruppetto di pellegrini seduti ai tavoli vicini – italiani, ma oggi, vuoi per la disfonia, vuoi per la stanchezza, non hai granché voglia di socializzare. Chiacchierano senza sosta, gioviali e spavaldi, come se i chilometri testé percorsi fossero acqua fresca, declamando in bolognese stretto aneddoti su incontri, imprevisti, coincidenze, dis-avventure. Impossibile ignorarli, tanto vale fargli un cenno di saluto, rispondere con un filo di voce alle domande di rito, e dare il ben arrivato all’ultimo pellegrino italiano che, mollato lo zaino in un angolo, sta facendo cenni urgenti alla barista – altra Cerveza, altro bocadillo, por favor.
Quando, dopo qualche boccone, ritroverà l’uso della parola, sentirai un accento lombardo. Centellini la birra e mastichi a rilento il panino, curiosa di saperne di più di quel brizzolato smilzo, discreto e occhialuto. Gli occhi come ce li ha, verdi? Non sa ancora dove andrà a dormire, risponde ai bolognesi ficcanaso, non ha prenotato un posto letto: lo cercherà dopo, con calma. Ma guarda che qui è già tutto pieno!, esclamano loro di rimando, un nostro amico stamattina ha provato ovunque ma gli han detto picche, e ha dovuto spostarsi in un paese vicino, farsi altri chilometri a piedi! Qualcosa troverò, replica per niente piccato il gentil lombardo, mal che vada dormirò sotto un ponte, in un garage, una stalla... sorride, e sembra che sia uscito il sole.
I bolognesi finalmente sbolognano, e sotto la tettoia del posto ristoro restate solo voi. Sarebbe il momento giusto per socializzare, ma sei impegnata in una gesticolante videochiamata a una tua amica; lo vedi pagare il conto, raccogliere le sue cose e passarti davanti, Allora Ciao, ti dice sorridendo anche con gli occhi – verdi! – e prima che tu riesca a sbrogliare un fil di voce per rispondergli un Ciao come si deve, lui ha già attraversato la strada e bussato alla porta dell’ostello comunale – tutto prenotato, ma qui nessuno lascia solo un pellegrino, qualcosa troverà.
Aspetta!, vorresti gridargli, tu che non riesci a gridare e della tua sottospecie di voce ti vergogni, mentre la porta dell’ostello si schiude e lo inghiotte, la sliding door, e con essa la possibilità di conoscere l’unica persona di sesso maschile che in questi giorni di Cammino abbia suscitato la tua curiosità.
Ah, se non avessi fatto quella videochiamata, se avessi avuto più voce, se...!
Ah, e mo’ basta! Pensa a domani piuttosto, pensa a Santiago: magari il gentil lombardo lo rivedrai là, se è destino, se le sliding doors di questo Cammino si apriranno ancora verso l’inaspettato.
T come Terra
La calpesti e la osservi, attenta a evitare buche e altre insidie; ti ci siedi e ti ci sdrai, riscoprendo l’asprezza e la bellezza del contatto diretto con la natura. Sei a terra, sei con i piedi per terra, sei anche tu parte della terra, e la Terra è una grande maestra, taci e ascolta ciò che vuole insegnarti...
U come Ultreia!
Ultreia et Suseia!, Avanti e in Alto: è il motto del Cammino, l’augurio che vi scambiate con altri pellegrini, incoraggiandoci vicendevolmente a proseguire nei rispettivi percorsi, ad andare sempre avanti qualsiasi cosa accada, e ad alzare lo sguardo verso quel cielo di cui, troppo spesso, ci dimentichiamo.
V come Valente!
Veramente vai da sola? Sei pazza, oppure: Che coraggio!, commentano le persone a cui annunci la tua partenza per il Cammino. Una donna sola è vista come facile preda di chiunque abbia cattive intenzioni, a meno che non sia campionessa di arti marziali, e le nozioni del corso di autodifesa personale che hai frequentato anni fa sono ormai sbiadite dalla memoria. Forse, se ti portassi dietro quella bomboletta di spray urticante che l’istruttore vi aveva fatto acquistare... ricordatevi che questo è un corso di difesa, non di offesa: vi serve solo per disorientare l’aggressore quanto basta per poter scappare!, e così entrasti per la prima e ultima volta della tua vita in un’armeria della tua città: quei pochi minuti necessari all’acquisto ti parvero interminabili, stare in mezzo a tutte quelle vetrine e cassettiere colme di strumenti di dolore e morte ti toglieva il respiro; e poi, in aereo lo spray micidiale non te lo fanno portare, quindi non ti resta che confidare nella Provvidenza e nel fatto che non sei totalmente sprovveduta: basterà a garantirti l’immunità durante il Cammino?
Farai di necessità virtù scegliendo di non pensarci troppo, di fare As if, come se... non avessi paura quando ti ritrovi sola nei boschi fitti di eucalipti alle sei del mattino, dove qualunque malintenzionato potrebbe aggredirti e sopraffarti con facilità. Be afraid and do it anyway, Senti la paura e poi fallo lo stesso, è la definizione del coraggio che preferisci, e ripetendotela sali sull’aereo e sopravvivi al volo e cammini in solitaria e inizi finalmente a rilassarti e a godertela, restando però sempre vigile, perché non si sa mai.
Potresti portarti una campanella e mettertela al collo!, aveva suggerito tua cugina, mentre disquisivate sulla necessità di farsi sentire in caso di emergenza. Visto che non hai voce e non puoi strillare, almeno così fai rumore!
Una campanella al collo, e che sono, una mucca? O un monatto!
Ci avevate riso tanto su, ma poi il tarlo ti era rimasto dentro: così come sei messa, nel caso avessi bisogno di aiuto come cavolo farai a farti sentire?
Boh. Intanto parti, non prima di aver risposto a chi ti ripete: “Ma non hai paura di andare e stare da sola?” che è proprio quello il motivo per cui ti metti in Cammino, per metterti alla prova dopo tante paure reali e immaginarie; in fondo, già sai – e al ritorno, su questo alfabetiere, potrai solo confermarlo – che non c’è da avere (troppa) paura: se hai sentito la spinta a partire, una ragione ci sarà.
– Cammina Sempre, coraggio e cuore di pecora!, incitava mio padre quando sentiva qualcuno accusare stanchezza, fatica, timore; rallentare sì, fermarsi per poco ma poi riprendere a camminare, viandare, lasciar andare le gambe e i pensieri, fidarsi, comportarsi da leoni anche se si ha un cuore... ovino. Courage!
Valente! Sei stata coraggiosa a venire qui da sola, ti dirà il prete che incontrerai in una chiesa di Santiago – una delle meno conosciute – dopo aver ascoltato la tua storia.
You brave! Sei coraggiosa a provarci, ti disse la signora canadese che aspettava impotente davanti alla porta sbarrata di uno sperduto ostello; attaccato c’era un cartello, diceva di chiamare un certo numero per avvertire del proprio arrivo e qualcuno sarebbe arrivato ad aprirvi, ma assolutamente non prima delle ore 13; ma erano ancora le 11, faceva molto caldo e eravate stanchissime. Sfornita di voce e dotata di un pessimo spagnolo, chiamasti lo stesso, in qualche modo ti facesti sentire e qualcuno arrivò ad aprirvi prima del dovuto.
A volte basta solo un grammo di coraggio in più, fosse anche quello della disperazione.
W come WhatsApp
– Ve lo dico subito: non aspettatevi messaggi e telefonate, foto, video, eh! Ché io durante il Cammino voglio stare sola con me stessa, non su whatsapp!, ripeti ai tuoi cari. Scettici o indispettiti, fanno buon viso a cattivo gioco: e va bene Franca, fa’ un po’ come ti pare.
Il tuo granitico proposito inizia a sgretolarsi sin dal primo giorno, quando tutto è troppo, troppo bello, nuovo, esaltante, per non condividerlo: giusto due righe, una fotina, tanto per far sapere che sei viva, sarà meglio mandarle. Share. Share. Share. Condividi. Ma sì, non sia mai che poi si preoccupano. Lo sanno che questo viaggio, questo Cammino per te è un azzardo, con una microfrattura al piede fresca di saldatura, e una voce inesistente...
Ma è proprio necessario farsi sentire, farsi vivi? Sarebbe molto meglio disconnettersi da tutto e tutti e sparire almeno per quindici giorni, per stare davvero soli con se stessi, incontrare ed ammansire i propri fantasmi, farsi amiche le proprie paure: su tutte, quella di stare soli.
Sei sola da una vita, o almeno ti piace pensarti così; in realtà, non lo sei, e non solo perché Andrai da sola, ma non sarai mai sola, come ti ha detto fin dall’inizio il tuo Pellegrino Consigliere, ma perché il Cammino è una metafora della vita: nel farlo si incontrano tante persone, più avanti o più indietro di noi, anche loro in Cammino; con alcune si farà un tratto di strada, lungo o breve che sia, e se siamo aperti, o fortunati abbastanza, alcuni ci lasceranno qualcosa di sé, e noi lasceremo loro qualcosa di noi, ci condivideremo. E anche i whatsapp, e le altre tecnologie, alla fine le userai per condividere questa esperienza che è unica per ognuno, sempre uguale e sempre diversa, questo Cammino che condurrà tutti, chi prima chi dopo, alla destinazione finale.
X come Croce Sopra
Mai più, mai più nella vita:
– indosserai calzini-killer (ahia!)
– mangerai pulpo alla gallega (blah!)
– …?
– !
La lista delle cose che non rifaresti del Cammino è molto corta; ne sei felice.
Y come Yesssss!, Yuppiiii!
Ah, l’euforia che ti prende alla fine di ogni tappa, quando distrutta ma soddisfatta ti accasci sul letto dell’ostello: anche questa è andata, avanti così!
Z come Zaino
La titolare del negozio di abbigliamento di alta montagna ti osserva da sopra gli occhiali, dispensando consigli tecnici in risposta alle tue domande, e poi si allontana, indaffarata per davvero o per finta. Ha abbastanza esperienza da sapere che, una volta illustrate caratteristiche salienti, pro e contro, variazioni di peso e di prezzo, poi bisogna dare al cliente tempo e modo di provare i vari modelli, abituarsi, imparare a regolare spallacci e cinghie fino a fare la propria scelta e a immaginarsi già in Cammino, lumaca umana che arranca col peso di quello che al momento è soltanto un robusto involucro, ma che nelle settimane a venire verrà più volte riempito, svuotato, pesato e testato, maledetto e benedetto, o tu zavorra insostenibile, o tu guscio protettivo, o tu cilindro da prestigiatore da cui estrarre tutto ciò che occorre per andare avanti.
Medio o grande, essenziale o superaccessoriato, lo zaino diventerà la tua seconda casa quando sarai lontana da casa, quando casa tua ti mancherà o anche no, quando ti sarai completamente calata nei panni di pellegrina – anzi, di “gallina camminante!”, come ti apostrofava da adolescente il tuo vecchio prete. Ci aveva visto lungo, lui; conosceva la tua inquietudine, la tua irrequietezza, la tua incapacità di stare ferma a lungo in un posto; e forse già sentiva, con la bonaria preveggenza di taluni parroci, che da grande a camminare saresti andata davvero.
Il mio Alfabeto lascia adesso spazio a nuovi cammini. Ringrazio Nevio Forlani, instancabile Pellegrino Consigliere, che con generosità, entusiasmo e pazienza ha reso tutto questo possibile.
Altro di Franca Di Muzio
L’autrice
Franca Di Muzio. Lettrice precoce e onnivora, già copywriter e pubblicista, ora insegnante di sostegno. Ha pubblicato racconti in antologie e su riviste e il libro Lo scopriremo solo scrivendo. Il suo sito: www.copydimare.com.















